Riceviamo e pubblichiamo o la lettera del senatore Antonio Ventre sulla questione della certificazione del latte dei prodotti caseari:
Illustre Direttore,
tutti i mezzi d’informazione di ieri (18/04/2017) hanno dato grande risalto al Decreto Ministeriale 9/12/2016 pubblicato sul G.U. del 19/01/2017 in forza del quale dovrebbe entrare in vigore anche in Italia l’obbligo della: ”indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri -caseari in attuazione del Regolamento U.E. n. 1169/2011. Compio il dovere di scrivere a “La Repubblica” e a “FAMIGLIA CRISTIANA” perché furono gli unici periodici che nell’Anno domini 1985, mi sostennero nella donchisciottesca battaglia per la tutela del consumatore e dei produttori onesti (premiata ???) nella pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 154 del 2/7/1985 che così recita: “LEGGE 18 giugno 1985 n.321. Norme per il confezionamento dei formaggi freschi a pasta filata”.
Il Presidente della Repubblica promuove la seguente legge: “Articolo unico
La vendita dei formaggi freschi a pasta filata quali la mozzarella, il fior di latte ed altri analoghi è consentita solo se appositamente preconfezionati a norma del Decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 1982, n.322. La presente Legge, munita del sigillo dello Stato sarà inserta nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica Italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Data a Roma, addì 18 giugno 1985. – pertini / craxi (Presidente del Consiglio dei Ministri) / visto, il guarda siGilli: Martinazzoli”.
Lavori preparatori: Camera dei Deputati (atto n. 1157): presentato dall’On. VENTRE e altri il 19 gennaio 1984.
Esultai, comprensibilmente, perché mi illudevo di aver posto fine alla colossale truffa che veniva operata a danno dei consumatori e dei produttori onesti in quanto vivendo in Campania (ero allora – prima di transitare al Senato – Deputato della circoscrizione Napoli – Caserta) costatavo e cioè sapevo che in aggiunta alla moltiplicazione dei pani e dei pesci c’era quella del latte bufalino.
Ricordo che in una delle tante riunioni in proposito potetti accettare che per produrre le sole mozzarelle vendute con fattura richiedevano il QUADRUPLO delle bufale in lattazione.
Simile considerazione per la famosa “treccia di Sorrento” (limitata al latte dei famosi Monti Lattari il cui aggettivo è tanto eloquente fin dall’antichità.
A Vico Equenze -ricordo- fu solennizzato l’evento con una pubblica cerimonia.
Rinnovo l’omaggio e l’apprezzamento a Giorgio Bocca e a Beppe del Colle che, ripeto, sostennero la mia battaglia sui periodici innanzi indicati.
Appena lo spazio di un mattino e tutto andò in fumo perché prevalse ciò che prevalse e fu sospesa l’entrata in vigore della Legge.
Addirittura il primo motivo fu quello di dare tempo ai produttori di attrezzarsi con le macchine idonee ad incartare il prodotto.
Risum teneatis, amici!
Transitato al Senato il compianto Presidente Cossiga mi confortava dicendomi che contro la potenza della Multinazionali del settore Egli non era riuscito a difendere, come meritava, il pecorino sardo.
Un’ ultima amara considerazione: se si prende un qualsiasi vocabolario della lingua italiana pubblicato in data anteriore al latrocinio che si consuma, la mozzarella è: “LATTICINO MAGRO TIPICO DELLA CAMPANIA, PRODOTTO CON LATTE DI BUFALA“.
Ogni commento è superfluo perché molte Multinazionali vendono il fior di latte chiamandolo mozzarella.
Antonio Ventre
