CASERTA. Scoppia il caso ragazze madri all’interno dei comuni dell’ambito sociale C5. Quarantotto donne non percepiscono il sussidio trimestrale, così come previsto dalla legge, da sedici mesi con tutte le difficoltà che la cosa comporta. In base alla normativa, le ragazze madri hanno diritto ad un sussidio annuo di 1560 euro per ciascun figlio che viene erogato in quattro rate.
A tale somma partecipano il Comune di appartenenza della ragazza-madre, la Regione Campania e, sino al 2016, la Provincia che, dall’anno in corso, per la precaria condizione in cui versa l’ente, ha deciso di non erogare più questo contributo. Le quarantotto ragazze che provengono dai Comuni di Marcianise, Macerata Campania, Portico di Caserta, Recale, Capodrise e San Marco Evangelista, hanno incassato per intero le quote relative al 2015 nel mese di dicembre di quell’anno. Da allora, nulla più o quasi, dal momento che lo scorso 13 marzo, le ragazze-madre si sono viste pagare 495 euro che rappresenta la parte del contributo stanziata dalla Regione Campania. Almeno qualcosa si è mosso, si potrebbe dire, ma le ragazze non sono soddisfatte, non tanto per la somma di danaro, quanto per l’incertezza che c’è sulla data di pagamento della restante parte della somma. Da notizie informali raccolte dalle ragazze, infatti, sembra che i tempi per il pagamento di tali spettanze siano ancora lunghi. Tale incertezza ha allarmato le mamme che hanno presentato ben due denunce alla guardia di Finanza per chiedere che vengano rispettati i loro diritti. Una denuncia è stata sottoscritta da sei mamme che hanno diritto al contributo, l’altra da quattro e sono datate rispettivamente 13 e 15 marzo. Si tratta di due atti, sostanzialmente, identici nei contenuti: le ragazze denunciano in entrambe le circostanze il mancato rispetto di quello che è un loro diritto. Ma perché si sono arenate le procedure per il pagamento di tali somme alle ragazze?
Secondo quanto appreso dalle mamme e riportato fedelmente nelle due denunce, il Comune di Macerata Campania non avrebbe provveduto a versare la quota di sua competenza per il pagamento di tale contributo. A questo punto, il Comune di Marcianise, che rappresenta l’ente capofila dell’ambito e quello demandato ad erogare materialmente i sussidi alle ragazze madri, non ha la possibilità di sbloccare tali somme e, quindi, di pagare le quarantotto donne. «Il mio Comune ha pagato regolarmente le somme per il sussidio - afferma una delle proponenti della denuncia - non capisco perché a mio figlio deve essere negato questo diritto». «Non è giusto che siamo noi a dover subire le inadempienze di questo o di quel Comune - fa eco un’altra mamma che ha proposto il ricorso - quello che noi sappiamo è che i nostri figli hanno diritto a questa somma e la pretendiamo. La legge dice che il sussidio deve essere pagato ogni tre mesi, bene perché ciò non avviene da oltre un anno? Ci stiamo battendo per far valere un diritto dei nostri figli, non chiediamo niente più niente meno che quello che la legge prevede per noi. Non capiamo perché si debba lottare anche per ottenere un qualche cosa che dovrebbe essere automatico per tutte noi». Alcune mamme propongono una soluzione, per così dire, salomonica almeno per poter respirare in attesa che i Comuni risolvano i loro problemi. «Almeno ci comincino a pagare la parte della Provincia che sappiamo è stata erogata - ha spiegato un’altra mamma - almeno in questa maniera ci permettono, in un certo senso, di poter respirare». Allo stato, però, le soluzioni “alternative” prospettate dalle ragazze madri non sembrano poter trovare soluzioni immediate. Nelle prossime ore avremmo un quadro più chiaro.
