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CASERTA. Con Francesco Apperti, consigliere di minoranza per il movimento "Speranza per Caserta", abbiamo cercato di fare un bilancio su questi primi mesi della nuova amministrazione comunale, cercando di capire se è possibile un dialogo tra maggioranza e minoranza e se per la città esiste effettivamente la possibilità di uscire da un passato difficile che spesso l'ha vista tra i comuni con il livello di vivibilità più basso.

Consigliere, ci faccia capire un po' quello che sta succedendo a Caserta. Cosa ha fatto la nuova classe dirigente in questo primo semestre e quali sono i suoi progetti di breve e medio termine?

«Nel primo semestre chi amministra ha lavorato su due piani; il primo, quello del tentativo di risanamento finanziario con un piano di riequilibrio, con il quale si cerca di evitare un dissesto-bis ma che, se non saranno rispettati i vincoli previsti nei dieci anni del piano di rientro, potrebbe rivelarsi un tragico boomerang per l'ente. Il secondo, quello della "grande pianificazione" a lungo termine, con l’ambizioso, a tratti surreale "Patto per Caserta" dove si ritrovano tutti insieme appassionatamente tanti vecchi e più recenti grandi progetti per la città, compresa qualche idea già bocciata dalla storia come il famigerato sottopassaggio di piazza Carlo III da Corso Trieste a viale Douhet. Sembrava poi che si dovesse procedere speditamente, come sbandierato in campagna elettorale, verso l'internalizzazione della maggior parte di servizi affidati negli ultimi anni all'esterno (riscossione tributi, parcheggi, manutenzioni...) ma invece, a parte tante parole, le proroghe, le gare bandite ed i capitolati speciali d'appalto inviati alla Stazione Unica ci fanno intendere che, per almeno questa consiliatura, tutto resterà come prima. Per quanto riguarda l’attualità, qualche passo in avanti si sta facendo sul fronte della raccolta differenziata, mentre si arranca ancora troppo su altri temi molto sentiti dai cittadini quali manutenzione stradale, illuminazione, cura del verde e trasporto pubblico».

«Mancano ancora del tutto risposte ed azioni sul problema sicurezza, in particolare sulla (mala) movida, e sull’organizzazione della mobilità nel centro cittadino».

Quali sono, invece, le attività portate avanti dall'opposizione ed in particolare da Speranza per Caserta? Ci sono argomenti sui quali avete trovato un punto di incontro?

«Partiamo dall’osservazione, assolutamente oggettiva, che in questa consiliatura la minoranza è composta in modo eterogeneo in quanto ad appartenenze politiche e sensibilità, quindi non sempre è possibile trovare convergenza. Però, nei frangenti più importanti come la discussione delle delibere di area finanziaria, l’approvazione dei debiti fuori bilancio, o delle linee programmatiche del Sindaco, c’è stata compattezza nell’opporsi. Punti di incontro con la maggioranza, finora pochi. Stiamo seguendo con attenzione e preoccupazione l’iter del Piano Urbanistico Comunale, di cui il Sindaco ha dichiarato di voler modificare profondamente l’impostazione del preliminare, la cui bozza era però frutto di un lungo ed intenso lavoro di partecipazione pubblica durante l’era Del Gaudio, che non ci piacerebbe se venisse messo nel dimenticatoio. Restiamo però fiduciosi perché riconosciamo la competenza e la professionalità dell’Assessore all’Urbanistica Stefania Caiazzo, che insieme all’assessore all’Ambiente Federico è stata finora molto attenta alle istanze di Speranza per Caserta, come accaduto anche, ad esempio, in occasione di un approfondito sopralluogo svolto al Rione Vanvitelli. Sembra che a qualcuno della maggioranza non sia andato a genio questo lavoro in sinergia tra un gruppo di opposizione e membri della Giunta: se fosse vero, a costoro diciamo che nelle condizioni in versa Caserta, è obbligatorio mettere al primo posto l’interesse dei cittadini e soltanto dopo le appartenenze politiche. Altri temi sui quali ci stiamo impegnando quotidianamente come gruppo consiliare sono la sicurezza degli edifici scolastici, il contrasto alle ludopatie (a breve sarà discusso in Consiglio Comunale il regolamento delle sale da gioco, che riteniamo insufficiente e sul quale proporremo di sicuro vari emendamenti), la mobilità sostenibile, la riorganizzazione del personale dopo i 95 pensionamenti. Abbiamo preso parte attivamente alla stesura delle osservazioni al “Regolamento per la Gestione Condivisa dei Beni Comuni”: riteniamo, come abbiamo ripetuto all’infinito in campagna elettorale, che i cittadini debbano essere “azionisti” e non semplici” utenti della città, e partecipando in massa alla gestione di beni pubblici, non soltanto si potrà salvare dall’incuria e dal degrado spazi altrimenti destinati all’oblio, ma si potranno formare coscienze civiche migliori, soprattutto nelle nuove generazioni. Dal punto di vista della politica sovracomunale, seguiamo con interesse il percorso del movimento DemA (Democrazia ed Autonomia), che dopo aver contribuito in maniera decisiva alla riconferma del Sindaco De Magistris a Napoli, guarda oltre il capoluogo regionale».

I negozi a Caserta continuano a chiudere ed i commercianti, soprattutto quelli del centro, sono sempre più delusi e rassegnati. Proposte serie di rilancio non c'erano in passato e non ce ne sono oggi. Quando, il Comune, si deciderà ad intervenire? Come ritiene si possa affrontare e risolvere il problema della concorrenza con i grandi centri commerciali?

«Proposte serie di rilancio non ci sono mai state perché non c’è mai stata una amministrazione coraggiosa, intraprendente, unita nella visione della città; non si è ancora compreso fino in fondo quanto importante la vocazione turistico/culturale possa essere per Caserta. Lo si intuisce quando, in maniera ufficiale nelle commissioni consiliari o in consiglio comunale, consiglieri di un certo “peso” continuano a fornire ricette “fantasiose”, come la riapertura al traffico di piazza Carlo III per far rinascere il Corso Trieste, o azioni intense di edilizia sui Monti Tifatini immaginati come “il Vomero di Caserta”. Eppure gli ingredienti sembrano i migliori: abbiamo uno straordinario attrattore da centinaia di migliaia di visitatori all’anno, da due anni in costante ascesa, abbiamo borghi, frazioni e paesaggi straordinari ancora tutti da valorizzare, un clima tra i più favorevoli del globo, che cosa aspettiamo? Certo questi processi non si esauriscono nell’arco di un mandato elettorale, quindi chi amministra deve avere intelligenza ed umiltà per mettere in campo azioni importanti con la consapevolezza che, forse, non potrà goderne i successi, ma se si ama un territorio questo non dovrebbe contare, se si amano le poltrone ed il potere, allora sì. La concorrenza con i centri commerciali si fa, semplicemente, analizzando quali sono i loro punti di forza e replicandoli nelle città. Nei centri commerciali circolano auto? L’offerta commerciale è varia? Gli orari di apertura sono estesi? I negozianti sono consorziati e collaborano nelle iniziative culturali, ludiche, artistiche, che rendono più interessante la passeggiata? Nei centri commerciali, sì, a Caserta città siamo quasi a zero su tutti questi aspetti. Ovviamente l’amministrazione comunale può e deve giocare un ruolo importante, da un lato investendo su arredo urbano, accessibilità, servizi, dall’altro studiando meccanismi (principalmente basati sulla modulazione dei tributi locali) per avvicinare la domanda di affitto di locali commerciali ad un’offerta che spesso, soprattutto sul martoriato Corso Trieste, viaggia a cifre fuori mercato».

Gli unici locali che sembrano non risentire della crisi sono i bar ed i pub di via Ferrante, ormai unica location della movida casertana. Siamo forse una città di ubriaconi? A suo giudizio, è un problema culturale o la gente non sa dove andare e cosa fare per la mancata valorizzazione del territorio? Consideri, poi, che chi abita in via Ferrante la mattina per strada trova di tutto.

«Non penso che siamo una città di alcolizzati, quanto piuttosto credo che sia un problema meramente culturale e di mancanza di educazione al sano divertimento. Il problema movida non è una prerogativa di Caserta, anche se in molte città anche in Campania ed in provincia di Caserta è stato già affrontato seriamente e parzialmente risolto, mentre noi siamo al palo. Il Comitato “No Mala Movida”, formato da molte decine di residenti delle zone interessate (non solo via Ferrante, ma anche ad esempio via Vico è fortemente interessata dal problema) ha già avuto due incontri ufficiali con l’Amministrazione, ma entrambe le volte il Sindaco ha disertato gli appuntamenti ed assessori e consiglieri delegati, da quanto ci risulta, non hanno offerto alcuna risposta concreta alle istanze dei cittadini. Le leggi ci sono già, basterebbe farle applicare, ma soprattutto crediamo che la situazione si possa risolvere solo con il coinvolgimento attivo e convinto delle quattro parti in causa: residenti, esercenti, amministrazione e forze dell’ordine. Per questo, la strada migliore, forse l’unica, è quella “collaborativa”, come fatto a Napoli dove è stato sottoscritto il “Patto per la Convivenza Consapevole tra le funzioni residenziali e le attività di esercizio pubblico e svago nelle aree private, pubbliche e demaniali».

Ci sono città italiane, sia al nord che al sud, che hanno un sistema di controllo e raccolta di rifiuti efficientissimo, perché Caserta no?

«Gli scandali e le inchieste che si sono succedute negli ultimi anni testimoniano come la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti siano stati visti troppo spesso come un business, e non come un servizio da offrire ed una risorsa da sfruttare. Come per altri aspetti della vita quotidiana delle città, è il comportamento dei cittadini a decretare il successo o il fallimento dei progetti dell’amministrazione, ed allora è indispensabile studiare bene i meccanismi di sanzionamento o premialità per questi comportamenti. Fino ad oggi, nonostante tante chiacchiere, nessun cittadino è stato ancora mai premiato per essere “virtuoso”, e le multe sono in percentuale trascurabile rispetto alle infrazioni commesse. Qualcosa si sta muovendo, con l’eliminazione del “riassetto” durante la giornata (che, di fatto, sanava ogni colpa di chi sversava senza controllo) e con il calendario di raccolta per gli esercizi commerciali. La strada verso “rifiuti zero” (ricordiamo che l’amministrazione anni fa ha approvato la relativa mozione) è ancora lunga: si parla pochissimo di riduzione della produzione di rifiuti, di riuso e recupero, le isole ecologiche vanno potenziate e sorvegliate, va estesa la differenziata anche ai cestini stradali».

Un altro problema urgente che riguarda la città è la situazione di degrado in cui versano i "campetti" della Reggia, monumento che dovrebbe essere orgoglio di tutta una città e che invece oggi vede i suoi giardini "ospitare" vagabondi, spazzatura, drogati ed altro. Questa problematica potrebbe unire tutte le forze politiche, maggioranza ed opposizione, verso una risoluzione definitiva? Un modo per collaborare anche perchè la Reggia è un "bene" di tutti. Lei cosa ne pensa?

«Una delle piazze più grandi d’Europa, che accoglie 600-700mila visitatori all’anno, dovrebbe essere al centro di ogni attenzione. Invece, la storia di questa città ci racconta che nell’ultimo appalto di manutenzione del verde pubblico, era stata “dimenticata”! Eppure, nonostante le sue enormi dimensioni, per garantire un aspetto decoroso non servono mezzi e risorse insostenibili, se è vero che gli ultimi interventi di manutenzione generale sono stati svolti a titolo volontaristico. E’ innegabile, però, che la piazza ha bisogno di “vivere” di più, ed allora il sogno è che si possano recuperare i “bassi” degli emicicli che potrebbero ospitare una serie di attività di interesse turistico/commerciale».

Simona Marcuccio


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