Dura lex, sed lex: il motto latino per difendere il quale Socrate rifiutò di fuggire dalla prigione e preferì morire, è più che mai attuale in questa tornata amministrativa a Maddaloni. Cominciamo dalla lex: le primarie.

Il commissario del Pd Pina Picierno istituisce un tavolo al quale si siedono delle forze (Pd, Centro democratico, Terra libera, Calatia libera) che vengono riconosciute da tutti, non esiste un atto ufficiale prima della celebrazione delle primarie, che ne metta in discussione la validità. Questo tavolo elabora un regolamento che viene legittimato da tutti e due i candidati in campo Giuseppe Razzano con le sue quasi mille firme, e Flavio Smarrelli con le sue quasi novecento firme. Nella campagna elettorale, zona franca nella quale tutto è possibile, i Giovani democratici sponsor di Flavio Smarrelli lanciano strali contro il competitor Razzano che, spesso si limita ad incassare i colpi. Arriva il voto, la dura lex: vince Razzano con seicento preferenze di scarto su Smarrelli in una competizione alla quale partecipano la bellezza di tremilaquattrocento persone. In base al regolamento sottoscritto Smarrelli dovrebbe mettersi al fianco di Razzano, costruire il centrosinistra e lavorare alla vittoria della coalizione, candidandosi anche al consiglio comunale. Non succede questo. E’ un crescendo di accuse. Per Razzano ha votato il centrodestra, anche se poi viene fuori che almeno un consigliere della precedente maggioranza De Lucia si sia schierato ufficialmente per Smarrelli. Con Razzano c’è il malaffare. E su questa accusa va aperta una parentesi enorme, se con Razzano c’è il malaffare si corra subito a denunciare perché in Italia esiste il reato di omessa denuncia, se invece è solo una litania… meglio trovarne un’altra per il bene di Maddaloni che oggi ha bisogno di una forte azione di marketing su se stessa e sulle sue positività… I principali autori delle accuse sono i Giovani democratici che, addirittura assieme a Smarrelli lanciano un’associazione i Democratici che fa il verso al Pd anche nel simbolo. Ma arriviamo alla conclusione: sed lex. La vittoria di Razzano viene acclamata e sostenuta da tutto il centrosinistra e da tutto il Pd, basta leggere le dichiarazioni di Picierno, Mirabelli e di un certo Lorenzo Guerini che, qualche cosa pure conterà a Maddaloni. Visto che nella vita non è reato cambiare idea, chiunque non voglia stare nello schema Razzano è libero di farlo, ma non può chiamarsi centrosinistra né usare nomi che richiamano il Pd (I Gd non si meraviglino se arriverà un commissario alla guida del circolo o se il simbolo dei democratici, se presentato alle urne, sarà oggetto di ricorso). Dura lex, sed lex: piaccia o no…