NAPOLI. “Uomo e ambiente: nuove strategie di controllo” è il tema del seminario, promosso e organizzato congiuntamente dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno (IZSM), dal Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e dalla Thermo Fisher Scientific, azienda multinazionale americana.

Nel corso della giornata di studi si è discusso di sicurezza alimentare e ambientale ed è stato presentato un nuovo approccio metodologico che mette in relazione l'inquinamento ambientale e la sicurezza alimentare ed ambientale in relazione all’impatto delle sostanze inquinanti sulla salute umana, come ad esempio diossine, pesticidi e tossine marine. Nel corso del simposio, inoltre, sono state illustrate al pubblico le tecniche più innovative per l’identificazione e l’autenticità dei prodotti alimentari come ulteriore garanzia di salubrità e come strumento per contrastare le sofisticazioni.

In apertura i saluti del professor Ettore Novellino, direttore del Dipartimento di Farmacia dell’Ateneo federiciano, che ha spiegato che “le condizioni ambientali non possono essere scisse dalle condizioni abitative per quello che riguarda il mantenimento dello stato di salute”. “Purtroppo – ha aggiunto – ci troviamo in una regione in cui si è fatto commercio dell'ambiente, ma la cosa importante è che ci si è resi conto della situazione ed è stato avviato un progetto di biomonitoraggio e risanamento”. “Il dipartimento di Farmacia della Federico II, che analizza i problemi e pone delle soluzioni, a partire dall'anno prossimo, attiverà un corso di laurea magistrale in Chimica e tossicologia ambientale che sarà in grado di formare professionisti che si occuperanno sia di monitoraggio ambientale che degli aspetti tossicologici relativi agli esseri umani e agli animali”.

Antonio Limone, Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, ha illustrato le nuove strategie di controllo messe in campo dall’IZSM nel rapporto tra ambiente e salute umana. “Tre sono i progetti in campo. – ha spiegato Limone –Campania Trasparente ci ha permesso di analizzare vegetali, produzioni animali, suolo, aria, acqua e persino il fegato e la milza dei cinghiali e delle volpi e, con oltre 100mila evidenze scientifiche, ci ha fornito il quadro sul quale è stato impiantato il progetto Spes. Uno studio sulla popolazione esposta suscettibile, uno studio che ci permette, attraverso la lettura di biomarcatori di esposizione e di effetto, di comprendere la correlazione tra ambiente e salute, più semplicemente quanto contaminante influisce sulla salute umana e quanto eventualmente modifichi il genoma umano”. “Un lavoro che è partito già diverso tempo fa – ha aggiunto – con il progetto QR Code Campania, la prima vera risposta concreta alla Terra dei Fuochi, un sistema innovativo capace di fornire risposte ai cittadini consumatori e che ha contribuito a risollevare l’immagine delle produzioni campane vittime del marchio di cibo velenoso”.

Presente anche il prefetto Donato Cafagna che ha dichiarato: “Finalmente, su Terra dei Fuochi si inizia a fare chiarezza. Si stanno elaborando metodi operativi che diventano delle prassi che possono essere estese su tutto il territorio nazionale, mi riferisco non solo ai controlli attivati dalla Regione Campania sulle produzioni agricole e sulla salute umana con il progetto Spes, ma anche alle attività svolte dal gruppo di lavoro istituito con la legge sulla Terra dei Fuochi che ha monitorato i terreni agricoli cosiddetti a rischio di quest’area e ai monitoraggi sulle aree oggetto di sversamenti illeciti”. “Un'attività che trova il suo corollario nelle iniziative che hanno coinvolto la cittadinanza attiva, un modello etico di partecipazione con gli osservatori civici che collaborano con le istituzioni per difendere l'ambiente”, conclude Cafagna.

Il professore Vicent Yusa, vicedirettore generale della Sicurezza alimentare e dei laboratori di salute pubblica della Comunità Valenziana, che ha presentato la sua esperienza sul tema della valutazione del rischio alimentare ed ambientale e che ha definito “molto interessante l'approccio della Regione Campania per garantire la sicurezza alimentare”. “Gli alimenti – ha aggiunto – sono una via di esposizione e rispecchiano quello che noi troviamo nell'ambiente. Eliminando o minimizzando la quantità di sostanze presenti, l'esposizione e la quantità di inquinanti nei fluidi biologici diminuisce. Questo potrebbe rappresentare un modello esportabile in altre regioni e nazioni europee” conclude.  

Gianfranco Brambilla dell’Istituto Superiore di Sanità e Mauro Esposito dell’IZSM hanno fatto il punto su diossine e prevenzione e hanno spiegato che, se da un lato il trend delle contaminazioni da diossine in Campania, dal 2008, anno dell'emergenza, è sensibilmente diminuito, dall'altro è stato individuato un altro aspetto da non sottovalutare, ossia quello legato alla contaminazione domestica. “Abbiamo – spiegano – attraverso l'esame della polvere domestica, riscontrato che l'ambiente domestico presenta delle contaminazioni, sia perché portiamo all'interno oggetti che contengono contaminanti tossico persistenti, sia perché alcuni oggetti di arredamento sono in grado di catturare contaminanti e rilasciarli nell'ambiente. Un aspetto che ci fa comprendere come sia sempre più importante, negli approcci metodologici, coinvolgere e sensibilizzare non solo la comunità scientifica, ma anche i cittadini”.

Il professore Jean-Francois Focant dell’Università di Liege, uno dei massimi esperi mondiali in materia di inquinamento da diossine, ha affrontato il tema delle metodiche di valutazione dei livelli di contaminazione da diossine sulla popolazione e ha manifestato interesse nei confronti del progetto SPES. “Si tratta – ha dichiarato – di un progetto estremamente ambizioso, tutte le analisi effettuate e i dati che saranno estratti saranno utili per incorporarli e compararli con altri studi. E' uno dei progetti più interessanti che ho visto in Europa negli ultimi anni”.

Richard Fussel della Thermo Fisher Scientific ha illustrato le principali tematiche analitiche per la sicurezza alimentare e ha illustrato le più innovative tecnologie messe in campo da Thermo Fisher Scientific per l'analisi di contaminanti o contro la contraffazione degli alimenti.

Si sono occupati di pesticidi e tossine marine Luca Gerardo di Thermo Fisher Scientific e Vittorio Soprano dell’IZSM. In particolare, Luca Gerardo ha presentato studi innovativi nella rilevazione di un erbicida come il Glifosate, al centro dell'attenzione mediatica, mentre Vittorio Soprano ha spiegato attraverso dati analitici l’uso delle strumentazioni di nuova generazione della Thermo Fisher.

Il professore Marco Arlorio dell’Università del Piemonte Orientale ha presentato il progetto europeo “Food Integrity”, relativo alla frode alimentare, mentre Linda Monaci del Cnr Ispa di Bari ha fatto il punto sul più recente approccio di ricerca utilizzato nell'ambito della qualità e della sicurezza alimentare, ossia l'accoppiamento di una tecnica di ionizzazione DART alla spettrografia di massa del campione. Il professore Alberto Ritieni del Dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” ha fatto una panoramica sulle tecniche analitiche più avanzate per la caratterizzazione degli alimenti e ha introdotto il concetto di esposoma “che comprende – ha spiegato – tutto ciò che circonda l'essere umano, quindi anche ambiente e alimentazione”. “Se l'ambiente viene curato esaminando la presenza di diossine o di pesticidi, quando si parla di alimentazione bisogna tener conto anche di contaminanti derivati dalla trasformazione o dall'utilizzo di prodotti scadenti per tutelare la salute dei consumatori e, al tempo stesso, la qualità degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole” ha poi aggiunto.

I lavori sono stati conclusi da Cesare Rossini, responsabile europeo di Thermo Fisher Scientific per il settore della sicurezza alimentare ed ambientale. “In questo evento – ha dichiarato – si sono cumulate competenze da campi diversi ed è stato dimostrato che la scienza può offrire soluzioni che si devono tradurre in azioni concrete da parte delle istituzioni. La Thermo Fisher ha fatto da catalizzatore all'interno dell'evento e abbiamo dimostrato che mettendo insieme tante buone volontà si raggiungono dei risultati”.