SANTA MARIA A VICO. La città aragonese ancora ‘caput Valle di Suessola’: i protagonisti questa volta sono i ‘taralli roscianesi’. I buonissimi ‘taralli’, tipici della città e della frazione più a Nord, Rosciano, sono stati inseriti nella lista dei prodotti agroalimentari e tradizionali della Regione Campania. Un grandissimo riconoscimento, voluto fortemente dal presidente dell’associazione ‘Sant’Anna Valle di Suessola’ che ha presentato il prodotto in Regione e lo ha fatto dunque registrare tra i prodotti tradizionali della Campania.
“Si hanno prove fotografiche del tarallo – afferma il presidente Giuliano Vigliotti – che già a metà secolo scorso, durante i festeggiamenti in onore della Santa Patrona (Sant’Anna), venivano esibiti, per le vie della frazione, su di una struttura piramidale in legno denominata “Giglio”, i taralli roscianesi. Ma è dai racconti degli anziani, che si è riusciti a risalire alle origini di quello che ormai è il prodotto che identifica Rosciano, questo particolare ‘Tarallo’ dalla forma circolare e dal diametro di circa 15-18 cm e alto circa 8-10 cm, con un lato frastagliato, quasi a voler assomigliare ad una corona.
Esso, infatti, veniva prodotto già dall’inizio del secolo scorso.
La ricetta, semplice ma allo stesso tempo ricca, serviva per ringraziare la Santa per il buon raccolto, tanto è vero che, anche se i monti alle spalle di questa frazione, venivano coltivati con grano, solo poche famiglie avevano la possibilità di farne uso, mentre tutte le altre si dovevano accontentare di impastare anche il pane con farina di granturco o farina di cicerchia, sicuramente farine più povere rispetto a quelle di grano.
Inoltre, la loro forma tondeggiante, comoda per il trasporto, poiché legato con uno spago allo zaino portapasto e il loro lungo tempo di conservazione, erano un ottimo prodotto da portare in montagna, per essere consumato dagli uomini, che trascorrevano, anche alcune settimane, tra i monti, senza fare rientro a casa. A noi piace raccontare quello che ci è stato rivelato dai nostri nonni e, perché no, forse questa sarà la prima prova documentata, che, magari, tra un secolo, i nostri posteri ricorderanno, nelle varie occasioni in sui si officerà il Tarallo”. Il racconto è stato perfetto, la favola roscianese potrà continuare negli anni.